Quali sono i punti di forza, noti e meno noti di AEM (Adobe Experience Manager)? Lo abbiamo chiesto a tre persone di nesea che hanno avuto modo di testarlo direttamente: Valerio Torrani (IT Executive), Davide Frusone (IT Specialist) e Rocco Mariano (IT Specialist). Questo post raccoglie le loro prospettive.
Quasi tutti ne hanno sentito parlare, ma non tutti hanno avuto occasione di provarlo: Adobe Experience Manager (AEM) è la potente soluzione di content management sviluppata da Adobe, che sta ridefinendo gli standard del settore, soprattutto per quello che riguarda i siti di e-commerce. In nesea ne abbiamo potuto apprezzare le qualità in più di un’occasione, migrando interi portali da CMS più obsoleti.
Adobe Experience Marketing dà il meglio di sé su siti orientati al web marketing, permettendo di gestire enormi quantità di contenuti con un alto livello di personalizzazione della pagina, che può essere adattata a diverse campagne pubblicitarie di provenienza. Questa semplicità deriva anche dall’esistenza di numerose suite dedicate a funzionalità specifiche, perfette per le complessità del web marketing.
Inoltre Adobe Experience Manager dà una particolare importanza alla fluidità e alla piacevolezza dell’esperienza utente. Un fattore importante per qualunque sito ma vitale per le piattaforme di e-commerce, dove ogni impedimento o elemento di confusione può significare un abbandono del percorso di acquisto.
Infine, le soluzioni dedicate all’analisi del traffico come Adobe DTM e Analytics e alla gestione di campagne come Adobe Campaign offrono un controllo completo del percorso utente, che soddisfa le ambizioni di qualunque marketer.
È difficile poter dire di conoscere Adobe Experience Manager nella sua interezza, anche perché è una piattaforma in continua evoluzione. Capita così che alcune funzionalità molto interessanti siano alla fine poco conosciute.
Tra queste gli Editable Templates, che permettono anche ai non sviluppatori di creare dei template di pagina a partire da un ambiente condiviso. Questo consente di concentrare il lavoro di sviluppo in una fase iniziale, e lasciare poi maggiore libertà e capacità di reazione a chi gestirà i contenuti veri e propri del sito.
Altro elemento poco usato ma molto interessante sono le Single Page Applications, che permettono una collaborazione veloce tra i reparti sviluppo e marketing, oltre a migliorare le prestazioni abbattendo drasticamente i tempi di caricamento.
Ovviamente, Adobe Experience Manager non è una soluzione adatta a tutti i tipi di progetto. Dà il suo meglio quando si hanno tanti contenuti e un pubblico molto ampio che ne fruisce. È particolarmente indicato per siti di e-commerce che devono poter gestire sia la parte editoriale che il pre-vendita e il post-vendita, perché permette di gestire tutto con un’unica soluzione e con un’architettura modulare intuitiva e flessibile.
Può essere invece sovradimensionata per progetti più piccoli, ma non per questo inutile: resta infatti una soluzione scalabile e usabile, che semplifica in ogni caso il lavoro della redazione, permettendo di lavorare con maggiore reattività rispetto ad altri CMS sul mercato. Molto dipende dall’architettura precedente. In ogni caso, non è consigliabile usarlo come sistema di CRM.
Come si può migliorare una soluzione già efficiente come Adobe Experience Manager? Una interessante area di miglioramento è quella della gestione dell’AI, su cui Adobe sta già lavorando con il framework Sensei. L’altro aspetto riguarda invece la derivazione dalla piattaforma CQ: alcuni meccanismi “ereditati” avrebbero bisogno di un upgrade, migliorando l’integrazione con i principali framework che si sono affermati negli ultimi anni.
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