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trigger nesea in azione

Il metodo del trigger: far crescere il business con l’intuizione umana

9 maggio 2019RedazioneBusiness, Corporatenessun commento

Cos’è il “trigger” e come aiuta il business in nesea? Ce lo descrivono Marco Dassi (Client Director), Alessio Simeone (IT Specialist) e Valerio Torrani (IT Executive).

Spesso il mondo del business in cui ci muoviamo può sembrarci molto burocratico e “quadrato”: tra ruoli, gerarchie e lunghi processi si perde a volte la reattività necessaria per cogliere un’occasione e trasformarla in progetto. Per questo, nesea utilizza – sin dalla sua nascita – la figura del trigger.

 

trigger nesea

 

Cos’è un trigger?

È una persona dell’azienda che, oltre a svolgere il suo ruolo specifico, può attivare i suoi contatti personali e professionali in modo informale per portare nuove opportunità di business o di collaborazione.

 

Come si individua un buon trigger?

Il suo ruolo può essere svolto da persone di background anche molto diversi, non c’è un profilo specifico. La costante sono le soft skill, che il trigger utilizza innanzitutto per captare l’opportunità e poi per svilupparla. Questa figura professionale si muove nel contesto delicato dei rapporti interpersonali, in cui non è pensabile muoversi in modo meccanico, ma si deve piuttosto saper ascoltare, aspettare, valutare. In alcuni casi il trigger può essere individuato dal management, ma più spesso questo ruolo viene assunto per autoconsapevolezza: le persone con reti più attive, in molti casi figure che si trovano a lavorare presso il cliente, sono ottime candidate a ricoprire questo ruolo.

 

Il trigger per la crescita del business

La sua funzione primaria è intercettare possibilità di new business e trasformarle in occasioni concrete. In questa fase è cruciale l’intuizione: spesso infatti la nuova opportunità non emerge in forma chiara come avverrebbe attraverso canali istituzionali, ma è “nascosta” in una frase, in un’osservazione a margine di una chiacchierata. In questi casi per il trigger è importante lavorare a stretto contatto con il cliente, sia per formare un rapporto di fiducia che semplicemente per essere presente quando l’opportunità si presenterà. Ma lo spunto può arrivare anche da contatti personali, che quindi devono essere gestiti con la massima trasparenza e delicatezza. Al trigger è richiesto non solo di agire, ma di saper aspettare: si può infatti essere tentati di saltare su qualunque parvenza di new business, ma sarebbe un errore. Il trigger deve sempre valutare se l’opportunità sarebbe vantaggiosa per tutte le parti coinvolte e coerente con la direzione che l’azienda sta intraprendendo in quel momento.

 

Il trigger per il recruitment

Un altro obiettivo importante del trigger è quello di facilitare la ricerca di nuovi talenti da far entrare in azienda: un’attività fondamentale per una realtà come nesea che si fonda sulle qualità delle persone. I contatti personali permettono in questo caso di arrivare ai talent più rapidamente e sulla base di un rapporto di fiducia più forte, in entrambe le direzioni. Inoltre, la conoscenza personale fra il trigger e la nuova persona fa sì che questa abbia, nei primi mesi di lavoro, una figura di riferimento su cui contare per orientarsi.

 

L’importanza del metodo “trigger”

Questa modalità di coinvolgimento delle persone all’interno dell’azienda ha effetti positivi sul business e sul recruitment, ma anche sulla crescita delle persone stesse: essere un trigger, infatti, aiuta a vedere il lavoro dell’azienda da una prospettiva privilegiata e più dinamica, comprendendone meglio obiettivi e strategie.

 

Tag: business, crescita, recruitment, trigger
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