In questo momento storico, molte aziende italiane hanno le idee per innovare ma non la liquidità per farlo. Fortunatamente oggi è possibile ottenere un finanziamento rivolgendosi a soggetti diversi dalle banche. Ad esempio, gli stessi dipendenti dell’azienda. È quello che sta facendo nesea. Ce ne parla Renzo Felice, il nostro Accounting Manager.
Come affrontare una crisi severa come quella attuale?
Molti pensano – giustamente – che questo sia il momento giusto per investire in innovazione. Per molte aziende italiane innovare può essere l’unica strada per sopravvivere e prosperare. Se è vero che in Italia le idee non mancano, è però anche vero che per molte aziende è difficile reperire i fondi per investire. E per un’azienda può essere davvero difficile ottenerli da una banca.
Fortunatamente, i finanziamenti non passano solo dalle banche.
Si diffondono infatti sempre di più strumenti di finanziamento alternativi alle banche, che offrono potenziali vantaggi sia alle aziende che ai finanziatori.
Una risorsa fondamentale per sostenere l’innovazione dal basso nel nostro Paese.
Il finanziamento non bancario è una soluzione che offre molte opportunità a tutte le parti coinvolte. Le aziende possono ottenere liquidità in modo più rapido, e al tempo stesso beneficiare di tassi d’interesse più vantaggiosi.
Anche i finanziatori ci guadagnano, perché ottengono tassi d’interesse superiori rispetto a quelli che otterrebbero investendo in obbligazioni attraverso una banca.
Parlando di strumenti, per chi vuole accedere a finanziamenti senza passare da una banca, le opzioni non mancano.
Si può optare per il crowdfunding, un processo collaborativo in cui diverse persone uniscono i propri fondi per sostenere il progetto di una persona o di un’organizzazione. Oppure si può ricorrere alle obbligazioni corporate, titoli di credito emessi da una società privata. Una categoria a parte è l’invoice trading, in italiano definito “anticipo fatture”, un sistema che permette di vendere fatture non scadute anticipando così la liquidità. Infine ci sono gli strumenti finanziari partecipativi, titoli di debito più informali e accessibili anche alle start-up, che permettono di finanziarsi senza cedere quote societarie.
Una soluzione particolarmente interessante è quella di cercare il supporto all’interno dell’azienda, proponendo ai dipendenti dei titoli di debito. È la soluzione scelta da nesea.
Siamo sempre stati un’azienda costruita sulle persone, e questo vale anche oggi che scegliamo di finanziare la nostra innovazione.
Proporre alle persone dell’azienda di acquistare titoli di debito è un modo per restituire loro il valore che sapremo generare – anziché girarlo alle banche – e al tempo stesso è un test cruciale per capire quanto ci siamo resi degni di fiducia.
Se infatti un dipendente si fida di nesea e della sua capacità di crescere, vedrà questa possibilità come un ottimo investimento, che oltretutto si appoggia anche sulla qualità del suo lavoro, quindi su qualcosa che può controllare. Se invece non si fida abbastanza dell’azienda da sostenerla, questo sarà uno spunto di riflessione importante sia per la persona che per l’azienda.
Tenere il circolo del valore interno all’azienda, senza coinvolgere una banca, è una scelta caparbia e orgogliosa, ma chi conosce nesea non si stupirà: è il nostro modo di essere. Ci sembra, però, anche la scelta più logica ed efficiente.
E in fondo, la più innovativa.
Crediamo che molte aziende possano seguire il nostro esempio e accelerare la propria innovazione, ma non è sempre immediato.
L’adozione di questi strumenti si scontra prima di tutto con un ostacolo culturale: in Italia, infatti, chiedere un finanziamento per la propria azienda è considerato un segnale di difficoltà.
Chiaramente non è così: un finanziamento può spesso servire, come dicevamo, a investire in innovazione. Ma i cambiamenti culturali, si sa, richiedono tempo.
L’altro ostacolo è tecnologico. Servono piattaforme che possano gestire i finanziamenti in sicurezza, rispettando le normative a riguardo. Un punto non banale: fortunatamente si diffondono sempre di più soluzioni tecnologiche solide e affidabili.
Le opportunità, di contro, sono molte. Avere più attori nel mondo del credito non può che far bene all’intero mercato, rendendolo più competitivo e aumentando la flessibilità nell’erogazione di finanziamenti.
Le banche non dovrebbero distrarsi, o rischiano di essere lasciate indietro: nel futuro prossimo dovranno mostrare più fiducia nelle imprese, e soprattutto proponendo tassi più bassi, adeguati a un mercato in forte trasformazione.
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